I miti sono più potenti della realtà, ma la realtà è insopprimibile: historia magistra vitae.

Lo sviluppo delle conoscenze mediche che dimostrano i terribili danni del fumo, principale rischio per la salute in Italia come in gran parte del mondo, non è riuscito a ridurre i consumi quanto si era sperato. In risposta, l’industria del tabacco ha progettato una campagna di disinformazione scientifica cercando di ritardare, interrompere e sopprimere l’impatto di questi studi, nella mente dei consumatori, al punto che ancora oggi la nocività del fumo è sottovalutata dalla popolazione.

La creazione del mercato della sigaretta va di pari passo con l’invenzione del marketing e delle pubbliche relazioni, strumenti che hanno consentito all’industria del tabacco di radicare profondamente il fumo nella coscienza popolare, per cui fumare non è una dipendenza patologica, che toglie il respiro, invecchia precocemente la pelle, annerisce i denti e rende l’alito cattivo, ma un comportamento normale, cui sono associati significati positivi come libertà, fascino, virilità, potere e così via.

Ancora oggi, in settori importanti dell’Amministrazione, sono radicate idee sconfessate dall’esperienza, come il mito che l’aumento della tassazione comporta una riduzione del gettito fiscale. Ancora oggi, predomina nell’opinione pubblica il mito che fumare è un atto libero e non una dipendenza patologica. Ancora oggi l’industria del tabacco è accreditata presso il governo italiano come un’industria normale che crea lavoro e ricchezza.

Questa sezione è dedicata alla storia della sigaretta ed ai falsi miti che ne costituiscono l’immaginario. Ed ha per epigrafe la celebre frase dal De Oratore di Cicerone: Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis.
La storia invero è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità