Un persona di 60 anni che fuma dovrebbe sapere che ha lo stesso rischio di morire nei prossimi 5 anni di un sessantottenne non fumatore.
In Italia le persone over65 che fumano costituiscono il 9,8% (9,2 – 10,4) degli anziani, gli ex-fumatori il 27,7%.La frequenza di fumatori è maggiore tra gli uomini (13%) che tra le donne (7%) e si riduce con l’età (dal 14% delle persone tra 65 e 74 anni al 2,5% di quelle sopra gli 84 anni).
Più fumatori tra gli anziani con molte difficoltà economiche (14% rispetto al 9% di quelli senza difficoltà). Invece, tra le persone anziane, la frequenza del fumo aumenta con il livello di istruzione: meno frequente tra chi ha scarso livello di istruzione (7%) rispetto a quelle con livello più elevato, fino alla laurea (14%).

Si sa che fumare fa male e che è una delle principali cause di morte prematura per le persone di mezza età, ma i danni del fumo per le persone anziane non sono stati ben quantificati, e questa scarsità di dati può alimentare una credenza, quella che se una persona sopra i 60 o i 70 anni continua a fumare, non vale la pena tentare di farla desistere. Quello che è fatto è fatto!
Una revisione recente che ha valutato i rischi del fumo e i benefici della cessazione sopra i 60 anni, comincia a colmare questa lacuna [1].
Lo studio ha analizzato i dati di 22 studi prospettici su campioni di popolazione generale, da vari paesi europei ed dagli USA, per un totale di 489.056 soggetti (422.676 di età 60-69 anni e 66.390 tra 70 e 79 anni). Attraverso una analisi statistica multivariata sono stati calcolati i rischi relativi di mortalità e il tempo di anticipazione della mortalità, aggiustati per età, sesso, Body Mass Index, istruzione, consumo di alcool e attività fisica. Le analisi sono state effettuate separatamente per uomini e per donne e per i due gruppi di età.
Le metanalisi hanno indicato che, rispetto ai non fumatori, i fumatori avevano 2,7 volte il rischio di morire, per tutte le cause, mentre per gli ex-fumatori il rischio era di 1,6 volte maggiore. E’ stata osservata anche una chiara e coerente relazione dose-risposta: il rischio (Hazard Ratio) era pari a 1,83 per i fumatori di 1-10 sigarette al dì; 2,35; per i per i fumatori di 11-19 sigarette al dì; 2,54 per i fumatori di 20 e più sigarette al dì.
Le persone tra 60-69 hanno un rischio maggiore di quelle di 70-79 anni.
Le differenze dei rischi si traducono in una anticipazione della morte, rispetto ai non fumatori, pari a 8,7 anni per i fumatori e 4,2 anni per gli ex fumatori.
Le stime erano molto vicine in tutti gli studi tranne una coorte americana, per cui erano sensibilmente maggiori. Gli autori hanno spiegato questa differenza con il fatto che il campione americano era selezionato e composto da persone più sane, mentre le altre coorti erano composte da persone più simili alla popolazione generale.
Due ulteriori approfondimenti hanno messo in luce che la supermortalità tra gli anziani fumatori è legata tanto a malattie cardiovascolari (2) che ai tumori (3)
Il fumo rimane quindi un fattore di rischio cruciale anche dopo i 60 anni, con una perdita che in valori assoluti è probabilmente molto maggiore di quanto accade in età più giovani, per cui gli sforzi per ridurre il fumo e promuovere la cessazione tra gli anziani potrebbero avere un grande impatto in termini di salute pubblica.
Fonte dei dati italiani: Istituto Superiore di Sanità. Sorveglianza Passi d’Argento 2016-2017. Abitudine al Fumo https://www.epicentro.iss.it/passi-argento/dati/fumo
Riferimenti
1. Müezzinler A. et al. Smoking and All-cause Mortality in Older Adults Results From the CHANCES Consortium. Am J Prev Med 2015;49(5):e53–e63
2. Mons U et al. Impact of smoking and smoking cessation on cardiovascular events and mortality among older adults: meta-analysis of individual participant data from prospective cohort studies of the CHANCES consortium. BMJ. 2015; 350: h1551. Pubblicato online 2015 Apr 20. doi: 10.1136/bmj.h1551
3. Barengo NC, Antikainen R, Harald K, Jousilahti P. Smoking and cancer, cardiovascular and total mortality among older adults: the Finrisk Study. Prev Med Rep. 2019 Apr 24;14:100875. doi: 10.1016/j.pmedr.2019.100875.