Il 2 novembre 2021, il Global Center for Good Governance in Tobacco Control e STOP hanno pubblicato i dati del terzo Global Tobacco Industry Interference Index 2021).
Il Global Tobacco Index è una indagine globale che misura come i governi su come i governi stanno rispondendo all’interferenza dell’industria del tabacco e proteggendo le loro politiche di salute pubblica da interessi commerciali, come richiesto dalla Convenzione quadro sul controllo del tabacco dell’OMS.
I paesi che hanno ottenuto buoni risultati nel Global Tobacco Index sono quelli che si sono protetti dalle interferenze dell’industria del tabacco, adottando misure per proteggersi.

80 Paesi sotto la lente, per la prima volta anche l’Italia

L’indagine ha coperto 80 paesi, che includono l’83% della popolazione mondiale. L’edizione 2021 del rapporto ha rilevato che i paesi che hanno protetto meglio le loro politiche dagli interessi del settore del tabacco erano Brunei (15 punti su 100), Nuova Zelanda (30), Regno Unito (32), Francia (33). All’estremo opposto, con i punteggi maggiori: la Repubblica Dominicana (96 punti su 100), la Svizzera (92) e il Giappone (88) sono i Paesi classificatisi. L’Italia segue immediatamente questi paesi con 79 punti. Nel diagramma a fianco sono riportati i valori di tutti i paesi partecipanti.

Questo rapporto si basa su informazioni disponibili e pubbliche relative alle pressioni dell’industria del tabacco nei paesi e sulle risposte per proteggersi. I paesi sono classificati in base ai punteggi totali forniti dai gruppi della società civile. Più basso è il punteggio, più basso è il livello complessivo di interferenza, il che è di buon auspicio per il Paese.

Come è valutata l’intereferenza dell’industria del tabacco

Tramite una survey effettuata ogni anno in molti paesi del mondo, per la prima volta in Italia. Sono presi in considerazione 7 dimensioni dell’Interferenza:

  1. Partecipazione dell’Industria allo sviluppo delle politiche
  2. Attività di cosiddetta Responsabilità Sociale dell’Industria
  3. Favoritismi all’Industria del  tabacco
  4. Trasparenza dei rapporti tra settori del governo e industria del tabacco
  5. Interazioni NON necessarie
  6. Conflitto d’ interesse
  7. Prevenzione dell’Interferenza

Ogni dimensione è valutata con indicatori (LEGGI GLI INDICATORI), in tutto 20, misurati ciascuno con un punteggio che va da 0 a 6, assegnato con metodi standardizzati.

Come è classificata l’Italia

Su una scala che va da 0 nessuna interferenza a 100 massima interferenza, l’Italia con i suoi 79 punti è tra i Paesi dove, nel 2021, l’interferenza dell’industria del tabacco è stata maggiore. Di seguito vengono riportati i punteggi dell’Italia , dimensione per dimensione.

1. Partecipazione dell’industria allo sviluppo delle politiche: Italia 13 punti su 20

In Italia, non esiste una legge che regoli l’influenza dell’industria del tabacco nella definizione o attuazione delle politiche di salute pubblica in relazione al controllo del tabacco. Il governo consente alla lobby dell’industria del tabacco di rappresentare il punto di vista aziendale sulle questioni relative al settore del tabacco, in particolare per quanto riguarda le conoscenze sui prodotti di nuova generazione. La delegazione italiana alla Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco (FCTC) esclude i rappresentanti del settore, ma questo non è stato sempre vero in passato, quando in due occasioni (2012, 2014) furono inclusi delegati che avevano avuto forti legami con il settore del tabacco e ne avrebbero avuto in seguito.

2. Attività di Responsabilità Sociale del settore dei tabacchi: Italia 4 punti su 5

Alcune attività dell’industria del tabacco “socialmente responsabili” sono state condotte in Italia, soprattutto durante la crisi COVID-19:
– Philip Morris International Italy (PMI Italy) ha prodotto, in collaborazione con l’Agenzia per l’Ambiente dell’Emilia-Romagna, un preparato antisettico per le mani da donare alle Aziende Sanitarie della Regione Emilia-Romagna.
– “Liotru d’autore by glo” è un progetto culturale con il patrocinio del Comune di Catania realizzato in collaborazione con British American Tobacco (BAT) Italia che ha donato un’opera d’arte (novembre 2019).

3. Favoritismi all’industria del tabacco: Italia 10 punti su 10

C’è una forte opposizione dei ministeri e dei parlamentari all’aumento della tassazione sui prodotti del tabacco in generale e, di recente, su quelli a tabacco riscaldato (HTP). Le accise degli HTP in Italia sono un quarto di quelle delle sigarette convenzionali e questo beneficio è stato riconosciuto agli HTP in considerazione del presunto minor rischio per la salute connesso al loro consumo. Tuttavia, in base alle attuali evidenze della letteratura scientifica, il Ministero della Salute italiano non ha riconosciuto la ridotta tossicità e il ridotto rischio di HTP rispetto al tabacco convenzionale.
Ciò nonostante, la proposta di aumentare significativamente la tassazione di questi prodotti non è stata approvata (la normativa vigente prevede un aumento irrisorio della tassazione pari al 5% ogni anno). In generale, gli HTP, sebbene siano prodotti del tabacco, godono di benefici normativi (oltre a benefici fiscali).
Inoltre, a causa delle pressioni di Philip Morris Italia che invocava presunti segreti industriali, c’è stato un ritardo nella pubblicazione del rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sulla nocività degli HTP.
Il decreto del Ministero dell’Ambiente del 15/02/2017 prevede che l’industria del tabacco possa promuovere autonomamente campagne informative o altre iniziative volte a sensibilizzare i consumatori sulle conseguenze dannose per l’ambiente derivanti dai mozziconi di sigaretta.
Ci sono anche ancora alcuni incentivi come un alto livello di quantità di prodotti del tabacco che può essere portato in Italia da un paese sia al di fuori che all’interno dell’Unione Europea: i viaggiatori internazionali possono portare in Italia i prodotti del tabacco (800 sigarette; 400 sigaretti; 200 sigari ; 1 chilogrammo di tabacco da pipa o da sigaretta) all’interno dell’UE/Italia duty free.

4. Trasparenza dei rapporti tra settori del governo e industria del tabacco: Italia 13 punti su 15

I ministeri e le loro agenzie non rivelano e non rendono pubblici incontri o interazioni con l’industria del tabacco, nemmeno quando tali interazioni sono strettamente necessarie per la regolamentazione. Solo il Ministero della Salute rivela ufficialmente gli incontri con l’industria del tabacco. Il Ministero dello Sviluppo Economico è dotato di regole per la registrazione e divulgazione degli incontri con l’industria del tabacco. Nessun altro ministero ha preso in considerazione la necessità di dotarsi di tali regole.

5. Interazione non necessaria: Italia 8 punti su 10

Nel recente passato (2016), l’allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, partecipò come ospite d’onore all’inaugurazione dello stabilimento della Philip Morris a Bologna, dopo aveva già presenziato alla posa della prima pietra. Non sono state trovate prove che funzionari italiani di alto livello abbiano partecipato a funzioni sociali dell’industria del tabacco, in tempi più recenti, ma in alcune circostanze personaggi politici locali hanno preso parte a eventi sociali in cui l’industria è stata coinvolta, in particolare in Emilia Romagna dove si trova un importante impianto industriale di Philip Morris.
È nota la collaborazione tra diverse aziende del tabacco e la Guardia di Finanza nella lotta al contrabbando o al commercio illecito, con diverse donazioni (Apple iPad di PMI, app e auto di BAT, programmi di formazione da Japan International Tobacco).
PMI Italia si è impegnata nella valorizzazione e sostenibilità della tabacchicoltura italiana attraverso un accordo con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo.

6. Conflitto di interessi: Italia 10 punti su 15

Il governo non vieta i contributi da parte dell’industria del tabacco, o di altre entità che operano per promuovere i propri interessi, a partiti politici, candidati o campagne di tipo politico, né richiede la completa divulgazione di tali contributi.
Di conseguenza, le industrie del tabacco hanno potuto fare donazioni a fondazioni dei principali partiti italiani.
In due casi consulenti o funzionari governativi in ​​pensione erano entrati a far parte dell’industria del tabacco (fenomeno delle porte girevoli), ma nessun funzionario e parente di membri dell’attuale governo ricopre posizioni nel settore del tabacco, comprese le posizioni di consulenza.

7. Misure volte a prevenire l’interferenza: Italia 21 punti su 25

Il governo italiano ha attuato pochissime misure preventive, al fine di formulare un codice di condotta per i funzionari pubblici. L’unica misura attuata dal governo è stata una lettera inviata dal Ministero della salute alle principali società medico scientifiche in cui queste venivano invitate a non accettare finanziamenti dall’industria del tabacco.
Il governo richiede all’industria del tabacco di fornire annualmente informazioni sulla produzione, la fabbricazione e le entrate del tabacco per ciascun prodotto del tabacco attraverso l’EU-CEG (Common Entry Gate), ma non sono richiesti altri dati.
Secondo le informazioni pubbliche, il governo italiano non dispone di procedure per la divulgazione dei registri delle interazioni con l’industria del tabacco.
Il governo italiano non ha programmi per aumentare la consapevolezza, all’interno dei ministeri e dipartimenti, sulle politiche relative alle linee guida dell’articolo 5.3 della Convenzione Quadro per il Controllo del Tabacco che sono in gran parte sconosciute al personale governativo al di fuori del Ministero della Salute.
Infine, il governo italiano non ha messo in atto politiche per vietare l’accettazione di ogni forma di contributo da parte dell’industria del tabacco.

Adozione di misure per prevenire l’interferenza

Raccomandazioni

L’attuale approccio del governo italiano, oltre ad alcune azioni del Ministero della Salute, non si allinea alla Convenzione Quadro per il Controllo del Tabacco dell’OMS e non rispetta lo spirito dell’articolo 5.3. LEGGI LINEE GUIDA ALL’ARTICOLO 5.3
Diverse azioni sono urgentemente necessarie da parte del governo italiano per conformarsi all’articolo 5.3 della FCTC:

  1. Attuare regolarmente programmi di sensibilizzazione all’articolo 5.3 della FCTC e alle sue linee guida all’interno dei Ministeri e del personale del governo italiano, al fine di informare sull’interferenza dell’industria del tabacco.
  2. Denormalizzare e regolare le interazioni non necessarie con l’industria del tabacco, comprese le attività “socialmente responsabili”. In particolare, i Ministeri italiani non dovrebbero consentire all’industria del tabacco di promuovere autonomamente campagne di informazione o altre iniziative. Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe abbandonare il sostegno per le campagne sui mozziconi di sigaretta attuate dall’industria del tabacco.
  3. Aumentare la trasparenza nelle interazioni con l’industria del tabacco conservando un registro, accessibile al pubblico, in cui siano annotate tutte le riunioni e altre interazioni tra rappresentanti dell’industria del tabacco e funzionari governativi.
  4. Aumentare la trasparenza dei contributi di sponsorizzazione ai partiti politici in generale e vietare le donazioni dell’industria del tabacco, nonché
    sponsorizzazioni o altri contributi, a partiti politici e loro candidati.
  5. Definire regole specifiche per l’industria del tabacco, richiedere aa essa di presentare periodicamente informazioni sulla relazione finanziaria, su lobbying, filantropia e contributi a partiti politici e loro fondazioni e società scientifiche.
  6. Sostenere la ricerca indipendente dall’industria del tabacco e affidarsi ad essa quando si decide e si fanno le leggi.

Fonte

Mary Assunta. Global Tobacco Industry Interference Index 2021. Global Center for Good Governance in Tobacco Control (GGTC). Bangkok, Thailand. Nov 2021.