L’industria del tabacco cerca di presentarsi come un’industria normale e responsabile che vende un prodotto di consumo legale. Con questo argomento, le compagnie del tabacco sono riuscite ad espandersi in tutto il mondo abbattendo le barriere protezionistiche, in nome della libertà dei commerci, appoggiata dagli organismi internazionali del commercio (prima il GATT, l’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio e poi il WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio).

La realtà è che quella del tabacco non è un’industria normale: è l’industria più letale del mondo, i cui prodotti causano 7 milioni di morti ogni anno in tutto il mondo. Nonostante l’accumularsi delle prove sui danni provocati dal tabacco, questa industria non cambia: il suo ruolo principale rimane quello di vendere il maggior numero possibile di sigarette, cercando di opporsi in ogni modo a qualsiasi azione capace di ridurre le vendite. L’industria del tabacco sta promuovendo il fumo nel paesi a basso e medio reddito, presso altre popolazioni vulnerabili e nei “mercati emergenti”.
L’articolo 5.3 della Convenzione Quadro per il Controllo del Tabacco, che vincola i firmatari a proteggere le politiche per la salute dagli interessi commerciali dell’industria del tabacco, è lì per una buona ragione e dovrebbe essere pienamente rispettato da tutte le parti dei governi, inclusi il settore economico-finanziario e quello agricolo.

Per approfondire, fai click quì sotto per leggere il Mito n. 5, nella sezione Narrazioni che prende in esame, tra l’altro, la retorica dell’industria del tabacco, che si alimenta di miti ed argomentazioni fallaci come questa.

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