Scopri i risultati della inchiesta del quotidiano The Guardian: centri studi pro libero mercato aiutano l’industria del tabacco
Un’inchiesta pubblicata dal quotidiano britannico The Guardian ha rivelato che molti Think-Tank pro libero mercato, dal Nord America, all’Europa all’Asia, hanno accettato donazioni dall’industria del tabacco e sostenuto tesi favorevoli alle multinazionali e contrarie alla regolamentazione del tabacco. I Think-Tank sono dei centri di esperti in analisi ed elaborazione strategica. L’inchiesta ha analizzato 105 di questi centri che hanno fatto analisi e raccomandazioni a favore della libertà d’impresa nel campo del tabacco. Tra questi, 55 avevano ricevuto donazioni dall’industria del tabacco. (database completo consultabile facendo click qui)
I grandi produttori, Philip Morris International, British American Tobacco, Japan Tobacco, Altria e Reynolds American, tutti, hanno effettuato donazioni. Il giornale ha quindi chiesto loro spiegazioni ed essi hanno contestato l’idea che le donazioni potrebbero aver condizionato i prodotti dei Think-Tank. Questi, d’altra parte, hanno risposto di non essere influenzati dalle donazioni, e che in ogni caso restano fieramente indipendenti nel difendere la libertà di impresa, la riduzione della tassazione e la deregolamentazione del mercato.
Il Guardian conclude affermando che i Think-Tank esistono per influenzare la politica, spesso attraverso raccomandazioni solo apparentemente indipendenti dal mondo degli affari e della politica. I Think-Tank non sono obbligati a rivelare i loro finanziamenti, al contrario dei lobbisti che sono tenuti a farlo in molti dei paesi coinvolti, ma non in Italia. Inoltre, l’analisi dei comportamenti dei Think-Tank ha mostrato che, negli ultimi anni, essi sembrano funzionare come se suonassero all’unisono con organizzazioni all’interno della rete che supportano le ricerche degli altri per pervenire alle medesime conclusioni.
All’interno del database non figurano centri studi italiani ma, anche da noi, una delle modalità con cui i produttori di tabacco esercitano pressioni sulla politica, è quella di finanziare centri studi, istituti economici e fondazioni vicine ai partiti per far effettuare analisi i cui risultati sono utilizzati per la comunicazione politica. Un caso esemplare è rappresentato dalla campagna di pressione sul Parlamento che, nel 2014, discuteva la ricezione della Direttiva Europea n 40 sul controllo del tabacco. In quell’occasione un comitato sostenuto dalle fondazioni Magna Carta (destra politica) e ItalianiEuropei (sinistra politica), e dal centro di elaborazione politica Formiche – tutte e tre gli organismi sono sostenuti dall’industria del tabacco – mise in piedi una campagna denominata: “save the choice” che attaccava la direttiva contrastando in particolare l’articolo che eliminava i logo dal pacchetto. Alla campagna aderirono: The Adam Smith Society, Tea Party Italia, Libertates – Comitati per le Libertà, Centro Studi Liberali, Carta Libera, Società Libera, tutti centri del pensiero favorevole a un mercato meno regolamentato. Alla fine, la norma sul pacchetto privo di logo non fu recepita dal Parlamento.
Per approfondire:
Dati dell’inchiesta del Guardian
Le inchieste del Guardian sui danni causati dall’industria del tabacco alle persone più vulnerabili Tobacco: a deadly business
L’iniziativa di pressione contro il recepimento della Direttiva UE n. 40/2014 save the choice (il sito web non è più attivo, ma si può trovare qualcosa su savethe choice_facebook)