Silenzio assordante in Parlamento: nessuna proposta, né da maggioranza né da opposizione, per aumentare le accise sul tabacco.
Ancora una volta, la politica italiana ha perso un’occasione importante per tutelare la salute pubblica e sostenere il nostro Servizio Sanitario Nazionale. La Legge di Bilancio 2025, approvata recentemente dal Parlamento, non prevede alcun aumento delle tasse sui tabacchi, ignorando completamente l’appello lanciato dagli oncologi e altri settori della società civile.
È un fatto grave, che denota una sconcertante mancanza di attenzione verso un problema di salute pubblica di primaria importanza. Come ben documentato in questo articolo, una vasta campagna condotta da medici oncologi, società scientifiche e associazioni di cittadini aveva chiesto con forza un incremento delle accise sui tabacchi. L’obiettivo era duplice: disincentivare il consumo di un prodotto che causa ogni anno migliaia di morti e, al contempo, reperire risorse preziose per finanziare il Servizio Sanitario Nazionale, sempre più in affanno.
Ancora più grave dell’assenza di provvedimenti nella legge di bilancio è il silenzio che ha accompagnato il dibattito parlamentare. Non una parola, non una proposta, né da parte della maggioranza né da parte dell’opposizione. Un tacito assenso che lascia l’amaro in bocca e che fa sorgere legittimi dubbi sull’effettiva volontà politica di affrontare il problema del tabagismo nel nostro Paese.
Cosa significa tutto questo?
Significa che, ancora una volta, gli interessi economici dell’industria del tabacco hanno prevalso sul diritto alla salute dei cittadini. Significa che il nostro Parlamento ha scelto di ignorare le evidenze scientifiche e le richieste della comunità medica.
E’ possibile che alcuni membri del Governo e del Parlamento siano preoccupati che una caduta dei consumi di prodotti del tabacco possa far crollare le entrate fiscali. Ma l’esperienza di decine di paesi che, dopo l’aumento delle accise sul tabacco, hanno visto la crescita dei prezzi, la riduzione dei consumi e, allo steso tempo, l’incremento delle entrate fiscali, dovrebbe indurli alla riflessione. (leggi quì e anche quì)
E’ pure verosimile che alcuni nostri governanti e alcuni nostri rappresentanti si siano convinti che in Italia oggi l’obiettivo prioritario sia quello di promuovere l’occupazione e il sostegno alla coltivazione del tabacco garantiti dall’industria del tabacco. E pazienza se si dovrà per questo pagare lo scotto dei danni per la salute provocati dai prodotti del tabacco.
Come affermava l’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi bisogna distinguere tra buona e cattiva occupazione. La cattiva occupazione, come quella offerta dalle organizzazioni criminali, fa male alla società. Nel caso del tabacco, è l’economia stessa del paese che viene danneggiata dalla riduzione della produttività dei lavoratori fumatori che, in quanto tali, si ammalano e muoiono prematuramente più frequentemente dei lavoratori che non fumano.
Purtroppo, la strada verso un’Italia libera dal tabacco è ancora lunga e tortuosa.
Cosa possiamo fare?
Non possiamo restare in silenzio. Dobbiamo continuare a fare pressione sui nostri rappresentanti politici, a tutti i livelli, affinché si rendano conto dell’urgenza di adottare politiche efficaci di contrasto al tabagismo. Dobbiamo sostenere le campagne di sensibilizzazione e informare i cittadini sui danni del fumo e sui benefici di una tassazione più alta sui prodotti del tabacco.
L’Italia non può più permettersi di rimanere indietro su questo fronte. La salute dei cittadini deve tornare a prevalere sugli interessi dell’industria del tabacco.
Per saperne di più
L’Italia e il controllo del tabacco: occasioni perse e crescente influenza dell’industria