Sacchetti di nicotina in Italia: la giungla dell’offerta e le bugie della propaganda

Con le nicotine pouches, sacchetti in microfibra riempiti con sali di nicotina, insaporiti con l’aggiunta di aromi, il consumatore assorbe la nicotina attraverso le mucose della bocca e la ingerisce con la saliva. Un sacchetto ha una concentrazione di nicotina compresa tra 3 e 50 mg al grammo. Un pacchetto contiene da 20 a 25 sacchetti.
A differenza degli altri prodotti alla nicotina che impegnano soprattutto l’apparato respiratorio ed i recettori olfattivi, il sacchetto promette un’esperienza gustativa. Tuttavia, qualsiasi sia la via di assorbimento, la nicotina provoca dipendenza. Il consumatore – soprattutto se molto giovane – può credere di gustare, più o meno dei dolcetti dai mille diversi sapori, e resta invischiato dal bisogno di continuare ad assumere nicotina, casomai cominciando a fumare. Per i ragazzi che consumano nicotine pouches il rischio di diventare fumatori è maggiore di quello dei ragazzi che non ne fanno uso. Inoltre, la maggior parte dei ragazzi che usano i sacchetti di nicotina, usano anche altri prodotti del tabacco.
Basta guardare l’aspetto delle confezioni dei sacchetti per accorgersi che il marketing di molti produttori mira ai giovanissimi.

Le politiche italiane ignorano queste preoccupazioni

Dopo tre anni di un iter amministrativo simile al gioco dell’oca in cui il Ministero della Salute, per tutelare la salute dei giovani, frapponeva ostacoli alla volontà di settori del Parlamento e del Governo pressati dalle esigenze dell’industria, i sacchetti di nicotina sono ora in vendita nelle tabaccherie, nei negozi di sigarette elettroniche e sul web. Oggi, basta digitare su un motore di ricerca: “comprare sacchetti di nicotina” per trovare decine di websites su cui è facile acquistarli.
Opportunamente, l’Associazione di Consumatori Altroconsumo ha indagato la qualità dell’offerta in Italia.

L’inchiesta di Altroconsumo sulla giungla online dei sacchetti di nicotina

Sono state analizzate 33 marche di nicotine pouches, scoprendo che solo i due prodotti acquistati in tabaccheria erano provvisti di contrassegno del Monopolio ed etichetta riportante le avvertenze di rischio per la salute. Quelli acquistati sul web erano prodotti privi di autorizzazione alla vendita in Italia.

Gli aromi sono di ogni tipo: menta, lime, bubblegum, pompelmo, frutto della passione, anguria, fragola e banana ecc.

I websites su cui sono state acquistate le confezioni irregolari non richiedono i documenti, per verificare la maggiore età dell’acquirente. In più casi, i livelli di nicotina erano molto elevati (supriore a 20 mg al sacchetto), indicati in modo ambiguo oppure non riportati. In cinque casi addirittura il livello di nicotina superava i 30 mg. Si tratta di un prodotto Iceberg (che contiene 40 mg/sacchetto), due Candys – nonostante il nome da innocue caramelle – e due K#rwa: tutti con immagini pericolosamente attraenti per i bambini, quando in realtà sono un concentrato di nicotina. (vefi l’immagine qui sotto)

sacchetti oltre 30 mg nicotina stimati

Alcuni siti di rivenditori adottano pratiche promozionali assolutamente vietate nel caso di prodotti del tabacco, come quella dei campioni omaggio (in cinque casi). In un caso, l’acquirente è stato invitato a scrivere una recensione positiva, per avere in cambio uno sconto del 10%.
Inoltre, in cambio di campioni omaggio, si richiede agli acquirenti di postare su Instagram una foto del proprio acquisto.

I prezzi di acquisto sono piuttosto bassi, vanno da un minimo di 3,5 euro a un massimo di 8,50 euro a confezione. La politica del prezzo basso è possibile perché l’aliquota fiscale sui sacchetti di nicotina è pari a circa un quarto di quella che insiste sulle sigarette.

Uscire al più presto dal limbo normativo

Questi prodotti iniziano a diffondersi sempre di più, in modo incontrollato. Essi sono legalmente in commercio ma non sono ancora pienamente regolamentati. In Italia ci sono solo alcuni decreti direttoriali del ministero della Salute su confezioni ed etichettatura riferiti a prodotti specifici di alcuni marchi autorizzati; non c’è, però, una legge vera e propria valida per tutti i sacchetti, che regoli i limiti dei livelli di nicotina, la pubblicità e l’etichettatura.

Marketing dei sacchetti di nicotina

Il marketing diretto al reclutamento dei nuovi consumatori punta sul nome del prodotto, il design della confezioni, gli aromi, la facilità di utilizzo. Invece, il marketing istituzionale usa la retorica della riduzione del rischio per subornare i policymakers.

La curiosità e la sottovalutazione del rischio per la salute tipici dell’età adolescenziale e l’influenza dei coetanei: sono tutti fattori che possono spingere i più piccoli verso questi nuovi prodotti, come sta avvenendo all’estero e come accaduto anche con le e-cig usa e getta. Il pericolo concreto è che – mentre da un lato si lotta contro il fumo – dall’altro si incentivi la dipendenza dalla nicotina, in particolare tra i ragazzi.

sacchetti confezioni infantili

Colpisce il modo esplicito con cui i produttori si rivolgono ai ragazzini. Le confezioni ricordano quelle di chewing gum o caramelle con immagini colorate e spiritose, aromi che piacciono ai ragazzi, come bubblegum, ciliegia, frutto della passione, mango. In secondo piano, invece, il contenuto di nicotina.

In questa foto si vedono alcuni prodotti dell’inchiesta Altroconsumo tra i più “giovanili”, se non “infantili”.

Tra il nome del prodotto che ricorda caramelle (“Candys”, “Lips”…), immagini e colori, si pensa a tutto fuorché a un prodotto rischioso per la salute.

I messaggi

I messaggi che spingono al consumo di sacchetti di nicotina sottolineano vantaggi come l’assenza di fumo e di odore, la praticità e la possibilità di utilizzarli ovunque, senza alcun limite. Velo (di British American Tobacco) scrive, ad esempio: “Dove vuoi quando vuoi”.
Inoltre, si valorizza il “gusto” dei sacchetti: “Avrai fino a 30 minuti di gusto, dove vuoi e quando vuoi!”.
Redmuule punta su immagini molto dinamiche e giovanili improntate alla mancanza di limiti d’uso: “sempre in viaggio, senza limitazioni…”.
Altre marche enfatizzano l’utilità dei sacchetti come strumento per smettere di fumare, anche se non ci sono prove di questo effetto taumaturgico.

Il veicolo che trasferisce i messaggi ai potenziali consumatori è l’ambiente social network, frequentato da giovani e giovanissimi. Altroconsumo ha ricercato in Instagram l’hashtag #nicotinepouches, trovando ben 36mila post con contenuti di vario tipo, soprattutto dall’estero. Ma il ruolo dei social network nel fulmineo successo commerciale delle sigarette elettroniche usa e getta e l’esperienza di altri paesi come gli Stati Uniti inducono alla preoccupazione. I social network possono presto diventare, anche per i sacchetti di nicotina, una sorta di  terra di nessuno.

Marketing istituzionale: la fake news sull’orgoglio svedese

Nella fase di lancio dei sacchetti di nicotina, non poteva mancare il richiamo alla strategia di riduzione del danno.
Uno stretto parente dei sacchetti di nicotina, chiamato SNUS (un sacchetto che contiene nicotina e tabacco) è in uso da molti anni in Svezia. Secondo i propagandisti della riduzione del danno, l’uso di SNUS sarebbe stato il perno della cosiddetta “strategia svedese” per la lotta al tabagismo. Secondo questa propaganda, il governo svedese avrebbe perseguito la riduzione del tabagismo, con un atteggiamento tollerante sull’uso dello SNUS, Con grande successo, visto che la Svezia ha una prevalenza di fumatori molto bassa.
Questa fake news è stata pubblicata da AdnKronos, il Post, Rainews, La Gazzetta dello Sport, e diversi altri siti web, oltre naturalmente che dai professionisti della riduzione del danno come Simagazine, Mohre ed altri.
Di notevole interesse è l’articolo di Quotidiano Sanità del 20 Giugno 2024 dal titolo: Fumo. Da snus a bustine nicotina, la strategia svedese che sta azzerando i danni non fosse altro perché Quotidiano Sanità è molto seguito dai professionisti della salute.
Secondo quanto riferisce l’articolo, la Svezia avrebbe adottato una strategia diversa da quella raccomandata dall’OMS. Il cosiddetto “modello svedese” si baserebbe sulla diffusione di prodotti del tabacco orale (SNUS e nicotine pouches) che aiuterebbero i fumatori a smettere. Sostituendo le sigarette con il tabacco orale, lo Stato svedese sarebbe riuscito a raggiungere l’ambizioso obiettivo di una prevalenza di fumatori pari al 5,6%.

Peccato che le cose non stiano affatto così ed è piuttosto facile verificarlo andando a guardare cosa dicono sull’associazione tra snus e fumo di tabacco, le autorotà sanitarie svedesi, in particolare l’Agenzia di Sanità Pubblica Svedese. Si potrebbe riassumere così: Non è vero che l’uso di SNUS riduce il fumo, ma è vero esattamente il contrario: chi usa SNUS è a maggior rischio di cominciare a fumare.

Quali sono le raccomandazioni su snus, sacchetti e sigarette elettroniche, in Svezia?

n base ai risultati di un’accurata revisione delle evidenze scientifiche, l’Agenzia di sanità pubblica svedese rileva che, al passare del tempo, quelli che diventano fumatori sono più tra coloro che usano SNUS che tra coloro che non usano SNUS. Lo stesso avviene per l’uso di sigarette elettroniche.

I risultati evidenziano che quando nuovi tipi di prodotti diventano più disponibili, il fumo di tabacco nella popolazione può essere influenzato; ad esempio, le sigarette elettroniche o lo SNUS possono aumentare la probabilità che si inizi a fumare. L’associazione tra uso di sigarette elettroniche e inizio del fumo è più certa nel caso dei minori di 18 anni, il che sottolinea l’importanza di proteggere i bambini e i giovani.

L’Agenzia conclude così: In Svezia, SNUS e sigarette elettroniche non sono né approvati né raccomandati come prodotti per smettere di fumare. Esistono altri metodi efficaci e sicuri per aiutare le persone a smettere di fumare.

Fonte

ALTROCONSUMO La giungla online dei sacchetti di nicoztina: 31 non autorizzati, molti con troppa nicotina.

ALTROCONSUMO Presentazone dei risultati dell’inchiesta su Instagram

Sulla posizione delle autorità sanitarie svedesi in merito all’associazione tra uso di snus e tabagismo